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PERCHE’ VEGAN ?

Inanzitutto due parole su cosa significhi il termine VEGAN;
Il termine veganismo indica una dieta e uno stile di vita che esclude l’uso di prodotti di origine animale come cibo e per qualsiasi altro scopo.
Chi sceglie questo stile di vita (denominati vegani o, con prestito dalla lingua inglese, vegan e non veganiani come qualche esimio professorucolo va blaterando in trasmissioni poco attente, non veniamo mica da un altro pianeta!) non mangia carne e pesce, come i vegetariani, ma in piu’ evita inoltre di consumare latte, latticini, uova e derivati, nonché si rifiuta di acquistare e usare prodotti di qualsiasi genere la cui realizzazione implichi lo sfruttamento diretto e\o indiretto di animali.

Le principali motivazioni che spingono a questa filosofia di vita sono l’impegno a favore della causa dei diritti animali e motivazioni etiche correlate come l’antispecismo, ma sono anche frequentemente citate ragioni di ordine politico, ambientalista, salutista, spirituale. Di particolare rilevanza per la scelta vegana è spesso la condanna delle pratiche legate all’allevamento industriale e alla sperimentazione sugli animali.

NO alla CARNE.
Il mercato della carne e’ una delle principali cause dello sfruttamento e della sofferenza animale. E’ il mondo occidentale industrializzato il maggiore consumatore di carne, e questo perché nel corso del nostro secolo alimentarsi in tal modo e’ diventato simbolo di benessere e di robusta salute. In verita’, cibarsi con la carne e’ per la salute umana molto deleterio, come dimostrano numerosissimi studi, ma questo moderno mito e’ veramente difficile da abbattere, non fosse altro che per la consuetudine del consumo di carne, che porta all’incapacita’ di concepire diete differenti che la escludano. Ma le ragioni per dire basta a questo “stile di vita” sono molteplici.
Ma le approfondiremo in seguito.

 

 

NO al LATTE:
Il latte è un sottoprodotto della carne. Per produrre il latte una mucca deve essere ingravidata e come succede nella realtà anche quella della fattoria felice,  i vitellini per questo prima o poi faranno una brutta fine, vengono uccisi o trasformati in carne anch’essi, perchè nessuno neanche il contadino potrebbe permettersi di tenere tutti i figli delle mucche anno per anno.
Ma approfondiamo: Le mucche “da latte” sono selezionate geneticamente ed inseminate artificialmente per produrre quanto più latte possibile. Dall’età di circa due anni, trascorrono in gravidanza nove mesi ogni anno. Poco dopo la nascita, i vitelli sono strappati alle madri, perché non ne bevano il latte, e rinchiusi in piccoli recinti.

Portare via il vitellino dalla madre crea un’enorme sofferenza e angoscia in entrambi. Racconta John Avizienus della Royal Society for the Prevention of Cruelty to Animals inglese, di una mucca che, separata a forza dal figlio, si fermava davanti al posto in cui l’aveva visto per l’ultima volta, e muggiva per ore e ore, piena di disperazione e tristezza. Allo stesso modo soffrono i cuccioli, che non possono stare vicino alla madre, non possono correre e giocare coi loro simili, non ricevono quell’affetto che a un cucciolo è necessario più dell’aria che respira.

I vitelli vengono poi alimentati con una dieta inadeguata apposta per renderli anemici e far sì che la loro carne sia bianca e tenera (come piace ai consumatori) e infine sono mandati al macello.

La mucca verrà quindi munta per mesi, durante i quali sarà costretta a produrre una quantità di latte pari a 10 volte l’ammontare di quello che sarebbe stato necessario  in natura, per nutrire il vitello.  Non sorprende che ogni anno un terzo delle mucche sfruttate nei caseifici soffra di mastite (una dolorosa infiammazione delle mammelle).

Per aumentare la produzione di latte, la mucca è alimentata con proteine molto concentrate, ma spesso neppure queste sono sufficienti, tanto da provocare lacerazione dei tessuti per soddisfare la continua richiesta di latte (in Inghilterra hanno coniato un termine per definire questa pratica: “milking off the cow’s back”, ossia mungitura del posteriore della mucca). Ciò provoca una condizione chiamata acidosi, che può rendere zoppo l’animale e ciò accade ogni anno al 25% delle mucche sfruttate per la produzione di latte, anche in Italia avviene lo stesso.

Il prof. John Webster, autore del libro “Il benessere animale. Uno sguardo verso il paradiso”, spiega che il dolore che sentono questi poveri animali è come quello che si prova se ci si chiudono le dita dei piedi in una porta e poi si cerca di camminare.

Dopo cinque o sei anni di questa vita, ormai esausta e sfruttata al massimo, la mucca verrà macellata. La durata della sua vita, in natura, sarebbe stata di circa 20 anni.
… e come muoiono nella realtà

http://youtu.be/Ekuneol7E8g

 

 

I bovini sono animali tranquilli e fiduciosi,  al macello no,  se si tende la mano per toccarli si scostano terrorizzati.  Stanno aspettando la morte,  hanno visto i loro fratelli morire prima di loro.  Arrivato il suo turno di morire, l’animale viene sospinto verso una specie di piccolissimo recinto, dove deve avvenire lo stordimento. Il macellaio gli appoggia sulla testa una specie di pistola cilindrica, spara. L’animale stramazza. Viene agganciato per una zampa, posteriore, e sollevato da terra. Un animale enorme, tutto il suo peso che strazia quella zampa, esile in confronto al corpo poderoso… quanto reggerà? Si spezzerà? Davvero non sente nulla? Come si fa a saperlo?

Dai filmati girati nei macelli si vede che a volte gli animali appesi a una zampa scalciano e cercano di scappare, o comunque cercano di muoversi. Sentono il dolore, sono ancora coscienti.

Arriva un altro macellaio con un lungo coltello, e taglia di netto la gola. Il sangue inizia a sgorgare. Lasciano scorrere il sangue per un po’, poi iniziano a fare a pezzi l’animale, gli staccano del tutto la testa, gli tolgono la pelle, lo fanno a pezzi con le seghe elettriche. E poi, tutto in frigo. E’ così che la bistecca arriva in negozio.

http://laverabestia.org/play.php?vid=2204

NO alle UOVA

Etica – ogni uovo significa 24 ore di tortura per la gallina e 1 pulcino maschio nel tritacarne; no anche alle uova biologiche che salvano sì la gallina, ma non di certo il pulcino –

http://laverabestia.org/play.php?vid=4892

Salute – ogni singolo uovo apporta 5 volte tanto il COLESTEROLO contenuto anche nei formaggi più grassi e 1 pollo su 5 e 1 uovo su 10 contengono tracce di farmaci ancora più dannosi che portano al cancro. Le uova poi sono ad altissimo rischio salmonellosi –

http://www.youtube.com/watch?v=6nOVtHku5HU

La differenza tra un uovo fecondato ed uno non fecondato sta esclusivamente nel patrimonio genetico, quindi si può affermare che l’uovo è il potenziale embrione del pollo che è carne solida formatasi da uno stato liquido.  La biologia non sa definire quando inizia la vita di un nuovo essere, quindi l’uovo è carne liquida e chi mangia l’uovo partecipa all’uccisione dell’animale, alla sua manipolazione.

Chi consuma uova di gallina, anche se queste sono cosiddette ruspanti o da allevamenti biologici, non evita l’uccisione dei pulcini maschi: è necessario essere consapevoli che, allo stesso modo del latte di mucca (in cui la mucca per produrre latte deve far nascere i vitellini i quali se sono maschi vengono uccisi e se sono femmine destinate a produrre latte fino alla sfinimento), per avere una gallina ovaiola causiamo inevitabilmente l’uccisione di una moltitudine di pulcini o di polli. Cioè come l’uso del latte causa indirettamente l’uccisione dei vitelli così l’uso delle uova causa indirettamente l’uccisione dei pulcini e dei polli.

Molte persone sono allergiche alle uova che impegnano enormemente il fegato. Infatti è noto che per verificare la funzionalità del fegato si fanno ingerire due tuorli d’uovo insieme. Il prof. Marcello Ticca, dell’Istituto Nazionale della Nutrizione, richiama l’attenzione sui particolari fenomeni allergici provocati dalle uova, a carico della pelle, dell’apparato respiratorio e di quello gastrointestinale. Sembra infatti che un terzo di tutte le allergie dei bambini sia dovuta all’uso delle uova.

 

NO PESCE

I pesci hanno un sistema nervoso complesso e, come gli altri animali, provano paura e sofferenza. Qualunque sia la modalità di cattura, la morte dei pesci avviene sempre per soffocamento, dopo un’agonia lunga e terribile che non viene tenuta in alcuna considerazione. L’amo, oltre che un forte dolore, provoca spesso danni irreversibili e morte, anche nei casi in cui il pesce venga rigettato in acqua. Quindi le teorie secondo cui i pesci non soffrirebbero perchè bucati nella cartilagine sono delle teorie di fantasia di chi evidentemente non ha mai prvato a  farsi un piercing  (la differenza è che io lo scelgo di farmi un buco nella pelle o nella cartilagine, un pesce no! sta per i fatti suoi a farsi la sua vita e arrivi tu pescatore della domenica a sforacchiarlo qua e la – ripetutamente – e riggettarlo in acqua!)

Inoltre le reti da pesca sono la trappola e la fine anche per tartarughe marine, uccelli, delfini e animali di ogni genere.

I pesci d’allevamento sono spesso reclusi in condizioni inaccettabili, tanto che una notevole percentuale degli animali allevati muore per malattie ed epidemie.

 

No all’ allevamento biologico

Come in tutte le fattorie, grandi e piccole, anche in quelle biologiche gli animali sono sfruttati e uccisi. Per la loro carne, per il latte e le uova. Anche se spesso godono di condizioni di vita migliori, le galline ovaiole vengono uccise quando non sono più produttive e così pure i polli maschi, come conseguenza del processo di produzione delle uova.

Stesso discorso per il latte:
i vitelli e le mucche “a fine carriera” sono inevitabilmente mandati al macello. Sarebbe impensabile mantenere in vita tutti i maschi improduttivi, nati solo per avviare la produzione di latte, che sfrutterebbero il suolo per tutta la loro vita, con dei costi di mantenimento inaccettabili.

Quando il destino degli animali rimane la macellazione, parlare di amore e rispetto è solo una contraddizione ipocrita e crudele.

questa che vedete nella foto è una mastite vera, non è opera di photoshop, non  c’è nessun ritocco, ma del resto credo che per chi ha un minimo di coscienza su cio’ che gli accade intorno, non sia una gran scoperta che le mucche da latte abbiano di questi dolorosissimi “inconvenienti” !

 

Altra assurda teoria di chi continua a negare la sofferenza animale pur di imporre la sua volontà su altre creature è la cosiddetta  preoccupazione per i vegetali e la loro sofferenza.

E’ evidente che chi afferma una cosa del genere lo fa giusto per fare una battuta perchè se lo credesse davvero sarebbe il primo ad aver smesso di consumare esseri viventi con un sistema nervoso molto piu’ complesso di quelllo delle piante; tanto per capirci le piante sono degli esseri viventi nel senso che reagiscono ad alcuni stimoli come la luce i suoni, ma non percepiscono ( a differenza degli animali e della specie umana) dolore, angoscia, paura ecc ecc…insomma non patiscono come gli animali e noi, avete mai visto un vivisettore ( mi vengono i brividi solo a scrivere questa parola “vivisettore” ..chi seziona la vita! ) utilizzare nei suoi agghiaccianti esperimenti una pianta?

La Dott.ssa Luciana Baroni, neurologa ed esperta in nutrizione umana risponde cosi a questa domanda. “Le piante sono comunque degli organismi viventi e le amiamo tutti. Se davvero una persona tiene alle piante, che non soffrano, che non venga fatto loro del male, a maggior ragione dovrebbe diventare vegetariano”. Perché? Luciana risponde: “Perché diventando vegetariano il sacrificio di piante sarebbe molto molto inferiore… Per produrre un chilo di carne occorrono circa 15 chili di piante. Se si consumassero prevalentemente vegetali, intanto ci sarebbe cibo per tutti, molte meno zone del pianeta sarebbero destinate a coltivazione, ci sarebbe molto meno effetto serra, avremmo probabilmente molta più acqua, la temperatura del pianeta sarebbe probabilmente più bassa. E soprattutto ci sarebbe molto meno inquinamento dovuto ai carburanti, fertilizzanti, pesticidi, ecc. utilizzati”…

 

 

 

 

 

 

Ci sono molti modi per alimentarsi in maniera sana, varia e soddisfacente sia al livello nutritizionale che al livello visivo.  Molti gli alimenti che la natura ci mette a disposizione e reperibilissimi in ogni mercato ( anche se farsi l’orto è la soluzione migliore , per chi puo’!)  Vi invito a guardare questo video e scoprire quanti piatti e pietanze succulente offre la natura ( e la “cucina vegan”, che altro non è che la cucina semplice di una volta per lo piu’!).

Gustatevi il video ( che non ho fatto io ) tralasciando sul sottofondo musicale ehe heehhe …( disabilitate l’audio :p )

 

 

 

se leggendo questo articolo hai pensato che queste sono tutte sciocchezze di chi non ha di meglio da fare ( ad esempio che esistono altri problemi al mondo, come la fame nei paesi poveri , prima di tutto pensa che invece tutti i problemi che ci sono derivano esattamente da questo nostro atteggiamento di dominio verso le altre creature) oppure credi che queste sono solo “mode” passeggere….Ti dico allora in tutta onestà che non riesci ad essere seren* ed obiettiv* nel tuo giudizio: e come potresti esserlo? Chi si trova a dover difendere un privilegio – nella forma di un guadagno, di un’abitudine, o del semplice piacere di una fetta di prosciutto– non può veramente essere libero, e spesso inganna anche se stesso.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Posted in antispecismo.



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